UE apre le frontiere, Stati Uniti nella black list



L’Unione Europea, a seguito di un lungo negoziato diplomatico tra i Ventisette, ha dato il via alla riapertura delle frontiere per 15 Paesi extra UE, lasciando fuori: Stati Uniti, Russia, Brasile ed India, ritenuti a rischio a causa dell’andamento della curva dei contagi. Frontiere aperte anche alla Cina, purchè vi sia reciprocità.

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Come da ordinanza del Ministero della Salute, gli Italiani, anche se residenti in uno dei Paesi della black list, potranno tornare in Italia ma con l’obbligo della quarantena di 14 giorni, allo stesso modo è consentito l’ingresso, a prescindere dalla motivazione, a tutti i residenti UE e loro stretti familiari conviventi ( coniuge, partner, figli fino a 21 anni, genitori conviventi, altri familiari dipendenti per ragioni di disabilità). Il negoziato diplomatico, che ha portato alla riapertura delle frontiere per l’Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova-Zelanda, Rwanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay, ed incredibile a dirsi la Cina, è stato lungo, e a quanto si apprende, molto accidentato.

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L’impegno preso dai membri dell’Unione non è vincolante per i singoli Stati ma dal punto di vista politico molto importante. L’UE deve mostrare compattezza in un momento cosi delicato per la politica internazionale. Secondo il Sole 24 ore tra i grandi Paesi che hanno approvato ed accettato le raccomandazioni di Bruxell ci sono Germania, Spagna, Francia e Italia. Ci sarebbe stata l’astensione – che equivale al voto contrario- di Bulgaria, Cipro, Austria, Portogallo e Polonia. La decisione di aprire le porte europee alla Cina fa molto discutere. È fuor di dubbio che in quel Paese è iniziato il contagio da Covid-19 molti mesi prima che le Autorità lanciassero l’allarme mondiale, cosí come è riportato da un’inchiesta dell’Associated Press basata sulla documentazione riservata dei vertici dell’Agenzia dell’Onu che ha pubblicato :”In alcuni casi nascose i dati provocando “l’irritazione” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”.

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Se la Cina ha ricevuto quindi semaforo verde e gli Stati Uniti un diniego, il tutto appare metaforicamente una sonora porta in faccia e non proprio una coincidenza – dopo la decisione degli Stati Uniti e del Presidente Donal Trump di bloccare i visti a circa 525.000 persone tra studenti e lavoratori stranieri . Il virus che ha scatenato la pandemia, sembra oramai entrato prepotentemente in circolo nel sistema politico mondiale già minato dalle guerre commerciali dei dazi e che oggi può contare su l’arma della limitazione alla libera circolazione delle persone.

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